Le sette principali associazioni italiane di categoria di interpreti e traduttori, in rappresentanza di oltre 5.000 professionisti, chiedono un intervento del Governo per far fronte all’inattesa interruzione di ogni fonte di reddito a seguito dell’emergenza COVID-19. Secondo i dati delle associazioni si tratta di almeno 10 milioni di euro.
Il DPCM dell’8 marzo ha introdotto misure drastiche volte a contenere la diffusione del coronavirus. Sappiamo che la priorità assoluta va data all’aspetto sanitario e a un’adeguata politica di contenimento del virus, ma sono necessarie scelte importanti per ridurre l’impatto economico su lavoratori autonomi e imprese individuali.
La nostra categoria professionale, composta di circa 5.000 interpreti di conferenza, interpreti e traduttori aziendali, interpreti e traduttori giudiziari, interpreti di lingua dei segni, sta registrando ovunque l’azzeramento delle attività, anche nei mesi a venire, per la mancata organizzazione di eventi, riunioni e congressi. Si stima in questo primo mese una perdita di 10 milioni di euro. Si tratta di una perdita, di fatto, irrecuperabile.
Assointerpreti, AIIC Italia (The International Association of Conference Interpreters), AITI – Associazione Italiana Traduttori e Interpreti, ANITI – Associazione Nazionale Italiana Traduttori e Interpreti, AssITIG – Associazione Italiana Traduttori e Interpreti Giudiziari, TradInFo e Anios – Associazione Interpreti di Lingua dei Segni Italiana chiedono con forza al Governo provvedimenti a favore di tutti i professionisti del settore con codice ATECO 74.30.00 per perdite stimate in 10 milioni di euro in 1 mese, le cui attività sono vietate e inibite dal Decreto.